Attualmente esistono diverse App con l’intento di offrire sostegno psicologico, seppure non sia stata ancora dimostrata scientificamente la loro validità e affidabilità. Ecco tre di queste App che ci provano:
· Pacifica: per i disturbi d’ansia, consente l’analisi e la gestione delle emozioni, mediante riflessioni guidate
· Pala-linq: Per la prevenzione e gestione delle dipendenze (alcool e droga).
· Zen in the City: finalizzata alla meditazione e al mindfulness.
Tuttavia, stiamo assistendo ad un uso indiscriminato e caotico di queste App che rivendicano di poter coprire tutto lo spettro d’azione dello psicologo, dalla diagnosi, alla prevenzione, fino alla consulenza, valutazione, abilitazione e riabilitazione, senza alcuna indicazione chiara per l’utenza sulla loro affidabilità e validità.
Non si può non disconoscere comunque i vantaggi di queste App:
• Accessibilità (abbattimento di barriere ideologiche e di “stigma”)
• fruizione e reperibilità semplici
• Potenziale utilizzo di supporto per gli psicologi stessi
• Possibilità di coinvolgere persone finora irraggiungibili
Ma non dimentichiamo le criticità di queste App:
• strumenti privi di solidi studi sull’efficacia e sul loro impatto
• prive di chiare indicazioni d’uso per l’utenza
• tecnologie ancora prive di regolamentazione
• mercato guidato da logiche commerciali
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